BRRRRRZZZZZZZZKKKKKK
’’Perche’ lo faccio? Ditemi voi perche’ uno non dovrebbe
farlo! Cazzo! Non posso non farlo.
BRRRZZZKKKKKK
NON POSSO.
Non posso. Cazzo non posso. Lo faccio...
CLICK CLACK
Camminavo con circospezione. D’altra parte vorrei vedere voi
al mio posto. Il buio regnava in ogni anfratto. Dove abitualmente
la luce artificiale non arriva mai c’e’ addirittura
un buio fisico, sembra che l’aria in quei posti sia piu’
densa, e il tempo vi sia immobilizzato da anni. E’ una sensazione
strana... Il mio passo diventava via via sempre piu’ nervoso,
anche se mi sforzavo di apparire il piu’ calmo possibile, e i sensori
collegati all’Entita’ Unica davano campo sgombro da
interferenze. Tuttavia la centralina di auto difesa che dipendeva
anche dal mio subconscio, rafforzava le energie alla base del collo
e lungo la schiena, e nell’avambraccio destro il fucile organico
formicolava in attesa di chissa’ cosa.
Interferenze.
Le chiamiamo cosi’, le unita’ nemiche. Sapevamo cosi’
poco di esse che i primi di noi che avevano messo piede su Thalo
IV, erano stati decimati senza avere preso contatto con l’obiettivo.
E cosi’ pure i secondi. Solo dalla terza ondata in poi, il
comando di civilizzazione aveva potuto piantare radici solide tutto
intorno allo spazioporto, che altro non era che uno spiazzo ottenuto
con l’esplosione di un paio di bombe al plasma. Avevano raso
al suolo per un raggio di ottocento metri tutto cio’ che era piu’
alto di dieci centimetri.
L’unica traccia tangibile di civilizzazione umana quassu’.
Ero alla mia nona missione esplorativa individuale in pieno territorio
ostile, l’ultima che mi toccava, e il visore agli infrarossi
scandagliava ogni possibile via d’attacco per le interferenze,
mentre il cuore batteva con regolarita’ un crescendo di inquietudine.
Stavo quasi per ritornare sui miei passi quando i sensori rilevarono
una certa attivita’ cerebrale che si avvicinava con decisione
da nord. Automaticamente tutto l’equipaggiamento organico
di difesa si mise in preallarme, mentre mi accovacciavo dietro un
tronco d’albero abbattuto da una precedente scaramuccia. Ero
li’, tutto solo, in una terra sconosciuta. Per forza ero solo...
Lo avevano fatto per me. Lo avevate fatto solo per me, per la mia
incolumita’. Cazzo! Mi tornavano in mente i rapporti del Ministero
della Difesa, con le spiegazioni delle strategie da adottare...
Ma io ero li’ da solo... Sono da solo! Le missioni di ricognizione
individuali sono una cervellotica risposta alle grosse perdite di
pattuglie d’avanguardia che si sono avute nei primi tempi
della civilizzazione di Thalo IV. Come sapete, sembrava che i soldati
ad un certo punto della loro azione di esplorazione si sparassero
l’un l’altro. In tutti i casi non erano sopravvissuti
testimoni che potessero spiegare cosa fosse successo, ma tutti i
cadaveri portavano ferite da fucili organici, e del calibro del
nostro contingente. Insomma, l’unico modo per impedire che
i nostri si sparino fra di loro, secondo voi, e’ limitarne
il piu’ possibile il numero per missione. Bravi, che bella soluzione!
Nessuno al Ministero, pero’, ha mai provato a farsi una ricognizione
da solo, su ’sto cazzo di pianeta... La centralina pompava
adrenalina in quantita’ industriali e preparava l’attrezzatura
organica al contatto con il nemico, mentre tutto intorno il buio
si fece se possibile piu’ impenetrabile ed opaco. Avevo il
contatto a cinque secondi dritto davanti a me quando il visore si
spense, e l’oscurita’ mi ghermi’ interamente.
I sensori, ancora efficenti, segnalavano ancora quella attivita’
cerebrale, in un punto che per logica si sarebbe dovuto situare
esattamente sulla mia verticale, ma sopra di me non c’era
che il cielo, e non sentivo alcun rumore di motori ne’ di
battito d’ali. La verita’ era che nessuno di noi ha
mai visto una interferenza e quindi non si sa nemmeno a cosa possa
somigliare. Mi aspettavo ormai l’attacco da un momento all’altro,
ammesso che l’interferenza avesse quell’intenzione,
e quasi senza accorgermene, alzai il braccio destro verso l’alto
e sparai... Fu
una specie di selvaggio rito pagano, e accompagnai la lunga raffica
ad un urlo certamente riposto da anni nel profondo della mia anima.
Lo avete sentito, vero? DEVO FARLO. TUTTI DOVEVANO FARLO. TUTTI
L’HANNO FATTO. Era... E’ come se qualcuno o qualcosa mi avesse
liberato da un peso che mi trascinavo dietro dai tempi della mia
infanzia, quando i dubbi sulla vita ti sembrano cose lontane, che
mai dovrai affrontare, un mondo senza problemi, un posto dove dovevo
tornare, assolutamente, senza possibilita’ di rimandare ulteriormente...
D O V E V O.
D E V O .
L O F A C C I O.’’
Una seconda raffica, questa volta piu’ corta e secca, chiuse
la registrazione e la colonizzazione di Thalo IV...